Indice
- Conosciamoti meglio, chi sei e qual è la tua storia?
- Da dove nasce il nome Mia First Venezia?
- Da un lavoro in banca all’idea di produrre una linea di borse da lavoro. Quali sono stati i primi passi del tuo progetto?
- Un percorso ricco di ostacoli: come hai fatto ad affrontare questi momenti difficili?
- Chi è la donna che utilizza le borse Mia First Venezia?
- Mia First Venezia non è solo una linea di borse da lavoro. Cosa vorresti che rappresentasse il brand per le tue clienti?
- Quali sono i progetti per il futuro di Mia First Venezia?
- Con quali criteri ti sei contornata delle persone che ti hanno aiutata?
- Quale reputi sia stata la sfida più difficile di tutto il percorso?
- Qual è invece la tua sfida attuale?
Conosciamoti meglio, chi sei e qual è la tua storia?
Sono Giuliana Rusi, sono veneziana e lavoro in banca sin da giovanissima.
Ho cominciato con il classico lavoro in filiale, a Venezia, mia città d’origine, per poi spostarmi a Verona per nuovi incarichi, prima in ambito marketing e poi nel settore estero Internazionale dove ho cominciato a viaggiare molto spesso in diversi paesi del mondo.
A fine 2016 ho ottenuto un incarico in Cina e mi ci sono trasferita per quasi 3 anni.
È proprio in quel periodo di frequenti viaggi e spostamenti che ho cominciato a concepire Mia First Venezia.
Ero divisa tra Verona, Venezia e Shangai, due case, i miei affetti in Italia, continui viaggi aerei e sempre in movimento con molte borse per le varie occasioni.
In quel periodo ho pensato tante volte a quanto avrei avuto bisogno di un “contenitore” che tenesse insieme tutto, un posto dove poter infilare anche il superfluo oltre che l’essenziale.
Avevo la necessità di portare con me tutto quello che mi serviva per lavoro e per i miei spostamenti ma anche qualcosa che mi ricordasse casa, la mia Venezia, le mie radici.
E’ così che ho iniziato a pensare a MiaBāo, l’iconica borsa da lavoro di Mia First Venezia.
Da dove nasce il nome Mia First Venezia?
Come spesso accade, il nome è venuto quasi per caso.
Al rientro in Italia dalla mia esperienza cinese ho deciso che quel “contenitore” che avevo tanto sognato negli anni in giro per il mondo e che nessuno aveva ancora realizzato lo volevo creare io, prima di tutto per me, Mia, First e per tutte le donne che avevano le mie stesse necessità.
Perché anche “Venezia”? Non solo perché è la mia meravigliosa città, ma è anche il cognome di famiglia da parte materna, un legame fortissimo con la mia mamma intriso di sentimenti che ho voluto imprimere nel mio progetto.
Ogni nome che anima il mondo Mia First Venezia ha un significato che ne caratterizza l’origine:
la borsa iconica del brand è il modello MiaBāo, che nel nome omaggia l’internazionalità e l’ultima città dove ho vissuto e lavorato , Shangai. In lingua cinese, infatti, “bāo” (包) vuol dire proprio “borsa”. Anche la pochette in pelle, PetiteMia, dalla parola francese “Petite” (piccola) ha un suo significato simbolico e affettivo: infatti devo molto al mio compagno di vita, Benjamin (di origine francese e conosciuto a Shangai) che mi ha sempre ispirato e supportato nei tanti momenti di dubbio e incertezza che si sono intervallati in questi due anni di sviluppo del progetto.
Da un lavoro in banca all’idea di produrre una linea di borse da lavoro.
Quali sono stati i primi passi del tuo progetto?
Ho cominciato studiando e facendo ricerca, alla sera dopo il lavoro. Non avevo la minima idea di cosa fosse necessario per realizzare una borsa in pelle e creare un “brand”.
L’unica cosa che mi è stata chiara sin dall’inizio era per CHI stavo facendo questo prodotto, a CHI volevo rivolgermi e soprattutto che lo volevo fatto artigianalmente a mano in Italia e di altissima qualità.
Successivamente ho cercato di capire quali potessero essere i materiali più adatti.
Ho valutato tessuti tecnici e quindi più leggeri della pelle ma il risultato sarebbe stato molto diverso da quello che avevo in mente.
Trattandosi di borse da usare quotidianamente e soggette quindi ad usura anche per il peso da dover reggere, ho selezionato pellami resistenti che non temessero un graffio o qualche goccia di pioggia.
Ho dovuto scegliere tra leggerezza ed eleganza, a favore di quest’ultima, almeno nel primo modello iconico del brand.
Il secondo passo è stato quello di cercare laboratori artigianali che producessero per conto terzi. Io però non dovevo solo produrre, avevo bisogno anche di chi mi aiutasse a disegnare il mio famoso “contenitore”, pensando a tutti i dettagli.
Ho trovato tante porte chiuse ma una aperta, a Firenze. Con l’artigiano che si è reso disponibile ad aiutarmi in questa avventura abbiamo creato, in 6 mesi e in pieno lockdown, il primo prototipo del modello MiaBāo.
Abbiamo lavorato a distanza, facendo viaggiare la “salpa” avanti e indietro tra Verona e Firenze, una vera impresa! Ne è uscito un primo prodotto carino ma non all’altezza di quello che avevo in mente.
Ci sono voluti infatti altri 3 diversi artigiani che hanno lavorato per arrivare alla qualità che hanno oggi le mie borse.
Di pari passo con la produzione ho inoltre avviato, in tempi diversi, tutte le attività e le collaborazioni per creare l’identità del brand, trovare il nome, il logo, creare la collezione di partenza, realizzare il primo shooting, il primo video, capire quale strategia potesse essere la più idonea per un progetto di questo tipo, il packaging, il sito web, gli aspetti legali, l’apertura della società …
Una montagna di attività che ho affrontato tutte per la prima volta non senza problemi, inciampi e, in alcuni casi, inutili spese.
Un percorso ricco di ostacoli: come hai fatto ad affrontare questi momenti difficili?
Devo ammettere che ho avuto molti momenti nei quali mi sono chiesta se avesse davvero senso andare avanti e investire così tanto in questo sogno.
Ogni volta che mi sembrava di vedere la luce, almeno in lontananza, sorgevano altri problemi e ritardi, un vero incubo.
E’ successo così anche a fine febbraio di quest’anno, quando pronta per andare in produzione con le prime 20 borse numerate e con una campagna marketing in partenza a giorni, la Russia ha attaccato l’Ucraina ed è cominciato questo nuovo incubo dopo due anni di pandemia.
Quel momento l’ho vissuto come un segno premonitore: evidentemente non dovevo partire con MFV ed era arrivato il momento di rinunciare.
Per qualche settimana ho tirato giù la serranda, soprattutto mentalmente e ho davvero pensato di chiudere Mia First Venezia in un cassetto per sempre.
La svolta è arrivata una sera per caso: ho partecipato ad una festa e una conoscente ha notato la mia pochette, PetiteMia. Quando le ho spiegato il progetto al quale avevo lavorato negli ultimi due anni e che avevo messo in stand-by per sfinimento, mi ha spronato a non mollare e a cominciare con piccoli incontri in presenza, per far vedere dal vivo la bellezza delle mie borse.
Il suo entusiasmo è stato contagioso, quel senso di rifiuto ad andare avanti che stavo provando in quel periodo si è dissipato e ho pensato che, nonostante fosse appena cominciato un nuovo periodo di incertezza e paura, le donne alle quali si rivolgeva il mio prodotto avrebbero continuato ad andare al lavoro, a viaggiare, a spostarsi e ad avere bisogno di borse versatili ed eleganti che le accompagnassero in ogni momento della loro frenetica giornata.
E’ così che sono ripartita e da quel momento non mi sono più fermata.
Chi è la donna che utilizza le borse Mia First Venezia?
Ho progettato le mie borse pensando ad una donna in movimento, che va al lavoro usando diversi mezzi di trasporto, che viaggia, che ha una vita sociale attiva e variegata, una professionista che ama la praticità ma che vuole allo stesso tempo sentirsi elegante, perfetta in ogni situazione.
Una donna che ha bisogno di versatilità, di praticità e organizzazione, ecco perché MiaBāo può essere utilizzata in 6 modi diversi. E’ la borsa che si adatta alla donna e non viceversa.
La mia cliente è una donna sicura del suo stile personale e non ha bisogno dello status che viene riconosciuto acquistando i noti brand del lusso.
La donna Mia First Venezia sa quanto vale, si piace e sa scegliere in modo indipendente ma soprattutto vuole essere lei la portatrice di un nuovo stile, di una nuova tendenza e di una nuova versatilità che non sacrifica nulla.
Ecco, la donna che utilizza la borsa da lavoro Mia First Venezia la immagino proprio così e devo dire che sin dalle prime vendite ho riscontrato queste caratteristiche in tutte le donne che hanno scelto MiaBāo per le loro giornate lavorative.
Mia First Venezia non è solo una linea di borse da lavoro. Cosa vorresti che rappresentasse il brand per le tue clienti?
Sto lavorando affinché Mia First Venezia diventi una community di professioniste all’interno della quale potersi conoscere, confrontare, fare networking e condividere momenti culturali.
Non un brand ma uno stile di vita che porta valore a chi ne fa parte.
Quali sono i progetti per il futuro di Mia First Venezia?
Oltre alla community da sviluppare e a varie collaborazioni che sono in partenza in questo periodo, sto progettando nuovi modelli di borsa per andare a coprire diverse esigenze.
Ascolto molto le mie clienti e chi mi racconta le proprie necessità: dagli accessori che vorrebbero, al peso delle borse, ai materiali da utilizzare. I loro commenti sono per me preziosissimi e li sto elaborando per pianificare le prossime collezioni, tutte rigorosamente realizzate a mano e numerate.
Il sogno nel cassetto? Aprire piccoli store Mia First Venezia in alcune città strategiche non solo italiane, a cominciare da Venezia, ovviamente. Questo rimane il mio obiettivo più grande e più impegnativo.
Con quali criteri ti sei contornata delle persone che ti hanno aiutata?
Ho cominciato con ben poca esperienza in tema di “selezione” dei collaboratori che di volta in volta mi sono serviti e quindi ho commesso molti errori, lo ammetto.
Non conoscevo nei dettagli alcune competenze che mi sarebbero davvero servite, alcune le ho addirittura trovate per caso cercando altro.
Tra tanti errori, però, ho avuto anche la fortuna di trovare collaboratori e soprattutto collaboratrici che in Mia First Venezia hanno messo, oltre alle proprie competenze, il cuore e la faccia, si sono appassionate a questo progetto ambizioso e mi hanno aiutata e supportata in tante fasi difficili.
Con alcune il rapporto di lavoro è terminato ma è rimasta una bellissima amicizia e stima reciproca.
Oggi ho imparato a selezionare con maggiore razionalità e meno impulsività pianificando con attenzione e prendendo in considerazione diverse alternative prima di decidere.
Sono una persona molto esigente che crede e dà moltissimo nei rapporti umani, quindi amo circondarmi di persone che, oltre alla competenza necessaria, in quello che fanno mettono anche il cuore e la passione.
Quale reputi sia stata la sfida più difficile di tutto il percorso?
Direi che ce ne sono state due: muovere i primi passi trovando molte porte chiuse e successivamente decidere se metterci la faccia.
Provenire da un settore lavorativo completamente diverso del quale faccio ancora parte e nel quale per una vita mi sono identificata e sono stata in qualche modo “collocata” socialmente, è stato per molto tempo motivo di forti dubbi sulla strategia da seguire così come di scetticismo da parte degli artigiani ai quali spiegavo cosa volevo realizzare.
Non avevo esperienza né autorevolezza nel settore, quindi ero poco “credibile” ai loro occhi: ad ogni dettaglio che chiedevo di realizzare o migliorare mi rispondevano che non era possibile, convinti di potermi convincere. Ma non ho mai mollato!
Inoltre, volevo rimanere nell’ombra, volevo raccontare questo magnifico viaggio da dietro le quinte, come un burattinaio che tira i fili e anima i personaggi dall’alto senza mai comparire.
Poi però ho deciso di metterci la faccia, pur vivendo questa esperienza ancora oggi come se fosse una “doppia vita”. E’ difficile da spiegare, è più una sensazione che altro ma del resto ho capito che raccontare una storia creata ad arte non avrebbe fatto emergere la vera anima delle mie borse.
Qual è invece la tua sfida attuale?
Sicuramente quella di far crescere Mia First Venezia affinché diventi il primo pensiero che viene in mente ad una professionista che cerca una borsa da lavoro. Ambiziosa, lo so, ma voglio crederci.
Devo dire che in questo primo periodo di lancio ho ottenuto tantissimi riscontri positivi e le mie clienti sono per lo più professioniste che hanno seguito, attraverso i social, questo mio percorso con tanta pazienza aspettando il giorno nel quale hanno potuto finalmente acquistare la loro MiaBāo numerata, il loro pezzo unico.
Ci sono in cantiere svariati progetti che stanno prendendo vita ed altri che sto valutando con attenzione.
Con il lancio di MFV si è chiuso un capitolo e ne è cominciato uno nuovo che spero di saper percorrere mettendo a frutto l’esperienza acquisita in questi primi due anni.